Icona di FEBBRAIO



Icona, dal greco eikon, immagine, designa una pittura sacra eseguita su pannello di legno con una tecnica particolare tramandata da secoli. Le più antiche sono eseguite a encausto: secondo questa tecnica i colori sono legati con della cera e stesi con ferro rovente. Alcune sono eseguite in mosaico: in maggioranza sono pitture a tempera: i colori sono amalgamati non con olio ma con giallo d'uovo preparato con aceto o, in Russia, con una specie di birra, il kvas. La tavola di legno è accuratamente scelta tra legni non resinosi e diversi secondo le regioni d'origine, e preparata sui due lati. La parte riservata a ricevere la pittura viene leggermente incavata per ottenere sui bordi una specie di cornice naturale. Alcune tavole sono dipinte sui due lati e servono per lo più a essere portate in processione. Nel corso dei secoli molte icone sono state ricoperte di una ricca ornamentazione metallica, chiamata riza dai russi, che copriva tutto il dipinto, tranne il viso e le mani della figura rappresentata. Da notare, però, che l'icona è preziosa prima di tutto per la pittura e non per gli oggetti preziosi che la ricoprono.
Icona, oggetto di culto
Le icone sono in primo luogo oggetti di culto destinati alla venerazione dei fedeli. Esse sono destinate prima di tutto alle chiese: davanti ad esse si accendono lumi e ceri, si svolgono le preghiere del clero e dei fedeli. Spesso vengono portate in processione nelle più svariate occasioni. I fedeli a loro volta chiedono di far fare delle copie delle icone più amate che sono esposte nelle chiese per poterle avere a portata di mano a casa, trasformando così la casa in una vera chiesa domestica. I temi trattati nelle icone sono molto diversi e coprono quasi tutti gli argomenti della storia sacra dell'Antico e del Nuovo Testamento, seguendo i cicli liturgici del temporale e del santorale, con particolare attenzione rivolta ai personaggi e al loro specifico ruolo svolto nella storia della salvezza e della Chiesa. Ma i personaggi maggiormente raffigurati sono Cristo e la sua santissima Madre. Qui parleremo esclusivamente delle icone mariane.
Le icone mariane

Il ritratto fisico di Maria


Gregorio Palamas, autore greco del secolo XIV: «Volendo creare un'immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria tutta bella. Egli ha riunito in lei le particolari bellezze distribuite alle altre creature e l'ha costituita comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili: o

Abbiamo in questa descrizione gli elementi della bellezza spirituale. soprannaturale della Madre di Dio che il pittore e chiamato a rendere visibile con la sua arte. Il compito e però così arduo e cosi sublime da dover ricorrere a un grande numero di iscrizioni e di simboli.
I simboli e le iscrizioni
I simboli principali, accompagnati da iscrizioni a cui normalmente ricorre l'artista, sono i seguenti. La posizione frontale delle figure e gli occhi aperti rivolti allo spettatore hanno lo scopo di mettere il fedele che prega in diretto contatto con il modello raffigurato.
Il fondo oro esprime la gloria celeste in cui vivono attualmente le figure rappresentate.
Il nimbo dorato suggerisce la santità della Panaghia, o «Tuttasanta».
Le tre stelle dipinte sul capo e sulle spalle di Maria simboleggiano la Aeiparthenos, o «perpetua verginità di Maria prima, durante e dopo il parto».
Le Iscrizioni che figurano sulle icone mariane sono di due tipi. Le prime sono obbligatorie, le seconde facoltative.
Quelle obbligatorie accompagnano le figure di Maria e del bambino. Quella che accompagna la figura di Maria è costituita dai due digrammi del nome di Maria, scritti in grandi caratteri, spesso ornati, ai due lati del capo della Madonna.
Essi sono MP ΘY, abbreviazione per Meter Theou, o Madre di Dio.

Anche il bambino che siede in braccio o nel grembo della Madre è raffigurato in posizione frontale.
Veste chiton. o tunica. e imation. o mantello color oro coperto di assist, ossia di una ragnatela di fili d'oro che esprimono la sua divinità. Ha la statura di un bimbo di tre anni, ma le sembianze sono di un adulto, per sottolineare il carattere soprannaturale e divino.
Il nimbo è crociato, per indicare il Salvatore, e contiene il trigramma sacro O WN, o Yahweh, il nome rivelato da Dio a Mosè.
Ai due lati del capo sono iscritti IC XC, per Gesù Cristo, Figlío di Dio e Dio lui stesso.
La mano sinistra regge un rotolo di pergamena, simbolo della sapienza.
La mano destra alzata suggerisce un segno di benedizione
http://www.latheotokos.it/modules.php?name=News&file=print&sid=523
PRESENTAZIONE DI GESU' AL TEMPIO





LA CANDELORA
Il Vangelo di Luca narra che i genitori di Gesù, quando compì 40 giorni, lo portarono al Tempio per offrire in sacrificio una coppia tortore o di giovani colombi, come prevedeva la legge mosaica per la «purificazione» della madre di un maschio primogenito, nel caso di una famiglia povera, qual era quella del falegname di Nazaret: «Se non ha mezzi da offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi: uno per l’olocausto e l’altro per il sacrificio espiatorio»

Le candele sono dunque simbolo di Cristo, «luce per illuminare le genti».
Tra le feste romane, la Candelora è la più antica.
Nasce come festa pagana, quando a Roma tra il 15 e il 18 febbraio si celebrava il fauno Luperco: i riti in suo onore erano detti Lupercali. Culmine della festa era la 'februatio', la purificazione della città dagli influssi dei demoni: le donne giravano per la città con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce e benevolenza divina. Con il cristianesimo si deve a papa Gelasio I, sullo scorcio del V secolo, ad abolire i Lupercali rimpiazzandola con una nuova festa cristiana (come del resto accadde per la maggior parte degli antichi riti).
Fu dunque introdotta la festa della Purificazione della Madonna che cadeva il due febbraio, quaranta giorni dopo il Natale (per la legge ebraica, le donne erano considerate impure per i quaranta giorni successivi al parto). Fu detta la festa 'delle candele', e a Roma si chiamò Candelora.

Alla tradizionale Candelora è legata la festa di San Biagio, che cade il 3 febbraio.

Il 3 febbraio si celebra infatti la memoria di San Biagio, protettore delle gole in quanto, tra i suoi miracoli, si ricorda il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce. Le candele sono spesso presenti nelle raffigurazioni pittoriche del Santo.
ICONE E IMMAGINI
PRESENTAZIONE - QUARESIMA - CATTEDRA